Le gesta di un artista Lo stendardo è attribuito a Eugenio Agneni,5 pittore sutrino le cui opere sono andate in gran parte perdute e del quale si apprezza, inoltre, la notevole rilevanza storica, il valore militare e i suoi rapporti con Garibaldi e Mazzini.6 Risulta che già dall’infanzia avesse una straordinaria predisposizione per lo studio della pittura, tale che nel 1831 fu condotto dal padre a Roma ed affidato all’Erzoche: «la freddezza del maestro e l’ardore del discepolo con un carattere vi-
vace ed espansivo divennero presto motivo di scontro».7 Poi, passò allo studio del Beretta ma, anche qui, la permanenza non fu lunga, e, «ispirandosi giovanissimo ad alti ideali» si congedò «per le sue stranezze antipittoriche»8 e nel 1833 entrò a lavorare nella bottega di Coghetti. L’Agneni scriveva del maestro: «mi accolse come un figlio ed aveva per me tutte le più immaginabili cure che io contraccambiavo con indefessa assiduità!».9. Durante il soggiorno romano studiò le statue e l’anatomia del nudo in molti capolavori d’arte facendo emergere le sue caratteristiche stilistiche. Gli studiosi riportano che a diciotto anni eseguì alcuni quadri di soggetto sacro e di grandi dimensioni per diverse chiese10 della provincia di Viterbo e si suppone che tra questi si possa elencare anche lo stendardo in questione. Dal 1838 al ’48 l’attività dell’artista si concentrò a Roma, ma purtroppo molte di queste opere sono andate distrutte.11 Nella città eterna realizzò alcuni ritratti di Pontefici nella riedificata basilica di San Paolo; con il maestro dipinse, in virtù della compiacenza del papa Pio IX,12 la sala del trono, ora denominata degli Ambasciatori nel Palazzo del Quirinale, attribuzione questa molto dibattuta dagli storici.13 L’Agneni indossò le vesti del soldato in varie occasioni14 e durante la Repubblica Romana ottenne gli onori da Garibaldi per il valore militare, ma alla caduta di quest’ultima fu costretto all’esilio in Francia.
Qualche anno dopo lavorò con il Coghetti nella Cattedrale di Savona,16 poi, da solo, a Firenze17 e a Genova 18 nel 1851 partecipò alla Esposizione. Partecipò due volte al Salon di Parigi: nel 1855 e nel 1858. 19 A Parigi, in considerazione della sua amicizia con Felice Orsini, l’attentatore di Napoleone III, venne arrestato insieme ad alcuni patrioti italiani e venne rilasciato grazie alla buona fama che si era costruito negli anni e alle numerose e autorevoli intercessioni. Agneni decise di trasfersi a Ginevra e poi a Londra, dove decorò la sala privata della Regina nel teatro dell’Opera di Covent Garden con alcuni quadri di soggetto mitologico.20 Dipinse una scena di ballo al Buckingham Palace dove riprodusse molti ritratti di nobili e decorò saloni e soffitti per vari esponenti dell’aristocrazia. 21 Espose alla Royal Accademy di Londra nel 1859 e nel 1862. Richiamato in patria, tornò garibaldino nei Cacciatori dell’Alpi e per via delle ferite riportate a Vicenza, venne nominato addetto allo stato maggiore. Tra il 1862 e il 1864 dipinse i tre piani del palazzo di Adelaide Ristori a Firenze.22 Molte sono le opere23 che l’Agneni dipinse prima di combattere nel 1866 a seguito di Garibaldi nel Tirolo; l’anno dopo venne nominato Presidente del centro di emigrazione romana a Firenze. Nel 1869 nella città toscana dipinse i saloni della Banca Nazionale.24 Quindi, venne invitato a partecipare al I congresso artistico d’Italia che si tenne a Parma. Con la presa di Roma, il 20 settembre 1870, tornò a Sutri25 e l’anno successivo si stabilì a Roma ricevendo molte onorificenze, compresa la medaglia d’oro per i benemeriti della liberazione della città.26 Fu dichiarato socio della Società Geografica Italiana e di quella dei Reduci delle patrie battaglie e nel 1872 con votazione plebiscitaria, contro Terenzio Mamiani e Benedetto Cairoli, divenne capolista come consigliere comunale di Roma. Lavorò ancora ma poi un malore lo obbligò ad un ricovero in un ospedale di Frascati e lì trapassò il 25 maggio 1879.
Fonte : http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/1326/1/ultime%20bozze.pdf
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